Ludopatia, Moia: "Lo Stato non sia "imprenditore" del gioco d’azzardo
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L’azzardopatia non è uno scherzo. Anzi. E’ un male terribile che ha ridotto sul lastrico tante persone e, troppo spesso, è stata la scintilla che ha creato immani tragedie familiari. Si calcola che l’1% dei piacentini soffra di questa patologia molte volte non riconosciuta o taciuta. A confermarlo è stato il dottor Maurizio Avanzi del Sert, tra gli ospiti della tavola rotonda “Gioco d’azzardo patologico: il contesto nazionale e l’esperienza piacentina” tenutasi stasera nell’Auditorium Sant’Ilario. “L’80% dei nostri pazienti - ha spiegato - hanno problemi di dipendenza da new slot (le slot machine che si trovano nei bar ndr) e da vlt ovvero le macchinette che si trovano nelle sale giochi”. Macchinette particolarmente insidiose, che rischiano di distruggere il giocatore compulsivo psicologicamente e economicamente.
Piacenza ha fatto tanto per contrastare il fenomeno. Prima, grazie all’impegno del presidente della Provincia Massimo Trespidi, è nato un coordinamento provinciale. Poi amministrazioni locali, parrocchie e associazioni si sono mobilitate per la campagna nazionale di raccolta firme “Mille piazze contro l’azzardo” al fine di promuovere una legge di iniziativa popolare contro l’azzardopatia. L’obiettivo era raccogliere 800 firme a livello provinciale ma Piacenza ha superato ogni aspettativa registrando circa 8mila adesioni.
Ieri sera, nell’auditorium Sant’Ilario, si è aggiunto un nuovo capitolo a questa importante opera. Si è tenuto un appuntamento pubblico per discutere e fare il punto sulle dimensioni del fenomeno a Piacenza e nel nostro Paese. Il dibattito è stato impreziosito dalla presenza del caporedattore del quotidiano cattolico "Avvenire" Luciano Moia che, nel corso degli ultimi mesi, si è occupato costantemente del tema, con sguardo vigile sui rischi connessi al fenomeno e sull’evoluzione di quella che è diventata una piaga sociale.
“Il potere del gioco d’azzardo e delle società che sono dietro di esso è terribilmente forte - ha spiegato il giornalista -. La forza dei milioni convince molti giornali ad occuparsi solo in modo marginale del problema o a non occuparsene affatto”. “Avvenire”, invece, ha corso il rischio. “Da due anni - ha continuato - portiamo avanti l’inchiesta “Bisca Italia” nella quale denunciamo tutte le connessioni gravissime e ad ogni livello, che il gioco d’azzardo è riuscito a creare nella società: dal cuore della politica, dal Ministero delle Finanze, alle 10 società che hanno “vinto” le concessioni per la gestione del gioco d’azzardo in Italia”.
Quelle di Moia sono accuse pesanti: “Lo Stato - ha spiegato - è diventato “imprenditore” del grande azzardo, delle società che lo gestiscono, e tenta, in quel modo, di risanare i buchi del bilancio. Chi ha pensato questo ha fatto male i conti: il gioco d’azzardo ha scatenato problemi sociali, sanitari, culturali ed economici gravissimi. Non solo non si guadagna nulla dai ricavi dell’azzardo ma si perdono, ogni anno, molti miliardi”
“I nostri governanti dovrebbero riflettere - ha concluso - spezzando i gangli strettissimi tra politica e società che gestiscono il gioco d’azzardo”. Società che “hanno connessioni evidentissime, come mettono in luce una trentina di inchieste di diverse procure, con la grande criminalità”.
Al tavolo dei relatori erano seduti, insieme a Moia, Avanzi e Trespidi, il sindaco di Piacenza Paolo Dosi ed il prefetto Anna Palombi.
FONTE:PiacenzaSera.it