“DARE I NUMERI”? IL PROBLEMA SONO LE FALSE CERTEZZE
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Eugenio Bernardi, in una riflessione pubblica, torna ad analizzare i dati del gioco pubblico, in particolare la quantità delle unità lavorative nella filiera della distribuzione del servizio di gioco. “Ho letto l’ennesimo articolo del noto (No Slot) Dott. Dotti (Redattore del mensile Communitas e di Vita e docente di Professioni dell’Editoria presso l’Università di Pavia), che analizza i numeri di un articolo pubblicato da AS.TRO (Sistema gioco Italia di Confindustria) dove si parlava delle conseguenze di tutti i divieti introdotti dalle nuove leggi regionali contro il gioco dei bar e sale (No Slot o Slot free) che coinvolgerebbero e metterebbero a rischio circa 200 mila addetti. Non è mio compito difendere Confindustria, che si difenderà da sola, ma sostenere le ragioni delle migliaia di aziende come la mia che sono nel settore da molti più anni”.
“Dare i numeri- osserva Bernardi – per qualcuno è sinonimo di dare di matto, per altri un modo per capire la realtà. Sul gioco, sui suoi occupati, ma soprattutto sul gioco problematico, patologico e sul GAP stanno uscendo una ‘macedonia’ di numeri che rasenta il ridicolo.
Dalla matematica non si scappa. È necessaria per spiegare il Big Bang, per calcolare le probabilità di vittoria alla lotteria (restando sul gioco), come pure per amministrare il bilancio familiare. A scuola era di sicuro una mia peculiarità ‘saper far di conto’, probabilmente molti politici, politicanti, media, pseudo comunicatori e giornalisti non hanno la medesima dimestichezza con ciò che sta dietro i concetti e i processi logici più scontati.
Quando si accusa qualcuno di ‘dare i numeri’, lo si sta accusando di parlare a vanvera, o peggio di dire frasi senza senso, ma il motivo di questo modo di dire qual è?
La spiegazione è molto più semplice di quel che potrebbe sembrare, infatti i numeri a cui si fa riferimento in diverse inchieste giornalistiche o di pseudo esperti, non sono quelli della matematica.
Alcuni ‘sedicenti maghi’ tentano di ricavare dai sogni, e dai racconti di quelli che si rivolgono a loro, i numeri giusti da giocare al Lotto. Se con lo stesso principio si danno numeri e statistiche sulla raccolta di gioco spesso si rischia di esagerare, se lo si fa per portare l’acqua al proprio mulino o solo per dimostrare disastri impellenti che non ci sono, almeno non di tale portata, è molto grave.
Anche l’altro ieri alcuni servizi del TG2 hanno offerto dati, numeri, citato esperti (generico aggettivo…) e ricerche di che cosa poi non si è detto chiaramente (intervistando uno psicologo NO SLOT) tentando di dimostrare che i costi sociali del gioco, che incassa per lo Stato 8,5 miliardi, sarebbero oltre 30 miliardi. Fino allo scorso anno qualcun altro pseudo esperto li calcolava, non si sa come, in 6/8 miliardi basandosi su dati di altre nazioni. Le dichiarazioni di un caso e dell’altro sono stati messi nel frullatore mediatico e così che vengono ripresi dai politici che li usano in continui attacchi diretti esclusivamente al gioco nei bar.
Un refuso è sempre possibile. Ma è bizzarro che la redazione di una TG non si accorga di un errore che cambia tutto il senso del servizio.
Un errore di miliardi in una testata giornalistica come il TG2 può sembrare incredibile. Ma gli esempi di numeri sballati, anche da “fonti autorevoli”, sono così tanti che ci si potrebbero riempire parecchie pagine solo facendone un sommario elenco. Anche per chi – talvolta – ‘predica bene’ è difficile essere ‘senza peccato’.
Il problema non sta tanto nell’esistenza degli errori, che sono sempre possibili, quanto nella diffusa abitudine di accettare dati sballati e incoerenti come fossero ‘certezze’ indiscutibili e di ripeterli senza mai verificarne la fondatezza.
Una caratteristica preoccupante dei dati è quella di offrire ‘false certezze’. La loro apparente precisione induce a pensare che quando qualcosa è espresso in numeri sia più credibile. Raramente è vero. Ogni notizia, informazione o affermazione può (e deve) essere sempre verificata. E quando si basa su numeri (specialmente se non c’è chiarezza sulla fonte e sul significato) ci sono buoni motivi per diffidare.
Ma torniamo ai numeri contestati ad AS.TRO ( Sistema gioco Italia di Confindustria), per aiutare i colleghi ho inviato, al Dott.Dotti, un altro Studio redatto da SAPAR che evidenzia numeri simili ma che portano a conclusioni diverse.
A questo punto mi sovviene una semplice analisi estrapolata dall’Elenco soggetti – Ries dal sito dei Monopoli di Stato ADM, (fonte dell’Authority italiana – incontrovertibili in assenza di ulteriori riscontri oggettivi) per l’anno 2013 (ancora scaricabili) – sono in corso di aggiornamento quelli per il 2014 – di tutti coloro, ovvero soggetti e aziende, che hanno a che fare col gioco comma 6/a e 6/b del 110 TULPS (per scommesse, bingo, on line, lotterie, grattini e tutti gli altri giochi non è previsto nulla).
L’elenco è diviso in 3 categorie:
SEZIONE A – 119 pagine x 50 iscritti per pagina danno un totale di 5.950 soggetti.
Proprietari, possessori ovvero detentori a qualsiasi titolo degli apparecchi e terminali di cui all’articolo 110, comma 6, lettere a) e b), del T.U.L.P.S.;
SEZIONE B – 13 concessionari di cui alcuni iscritti anche alla sezione A.
Concessionari per la gestione della rete telematica degli apparecchi e terminali da intrattenimento che siano altresì proprietari degli apparecchi e terminali di cui all’articolo 110, comma 6, lettere a) e b), del T.U.L.P.S., e successive modificazioni;
SEZIONE C – 2.265 pagine x 50 iscritti per pagina danno un totale di 113.250 soggetti.
Soggetti diversi da quelli di cui alle Sezioni A e B che svolgono, sulla base di rapporti contrattuali continuativi con i soggetti di cui alle medesime sezioni, attività relative al funzionamento e al mantenimento in efficienza degli apparecchi e dei terminali, alla raccolta e messa a disposizione del concessionario delle somme residue e comunque qualsiasi altra attività funzionale alla raccolta del gioco.
Ora se si pensa che per gestire gli apparecchi c.6/a ogni gestore può occuparsi mediamente di 50 apparecchi, per le 380 mila AWP o New Slot ci vogliono almeno un 8.000 raccoglitori più circa altri 8.000 fra tecnici e impiegati.
Ogni sala VLT (circa 3.000) ha bisogno di parecchio personale in più turni di lavoro per coprire l’orario di apertura al pubblico, diciamo almeno 4/5 persone, così come le oltre 2.500 sale scommesse, per le 250 sale bingo e 8/9.000 sale giochi che ospitano i giochi. Per non parlare dei bar che almeno una persona come dipendente o socio ce l’hanno, così è facile vedere che le 200 mila persone coinvolte nel gioco ci sono, con le rispettive famiglie e questi numeri non comprendono i dipendenti dei concessionari.
Certo ci sono anche i giocatori problematici, patologici e le ludopatie, conseguenza negativa dell’offerta di tutte le tipologie di giochi legali o illegali e certamente tali numeri non sono confrontabili, ma fa specie che in tanti Stati europei non ci siano numeri analoghi a quelli denunciati in Italia dove il gioco non è in mano ai privati, qui in Italia il gioco è regolamentato e gestito dallo Stato. Ancora più particolare il fenomeno che parti del medesimo Stato, Regioni e Comuni, che pur usando i proventi del gioco lo boicottano in ogni modo. A mio parere questa forma di patologia intestina si chiama schizofrenia amministrativa.
Chiedo, quindi, – conclude Bernardi – ai NO SLOT, Senza slot, Slot Mob, di capire prima di tutto i reali numeri del disagio, di capire che il nostro settore è un settore industriale italiano (specie quello delle AWP e New SLOT, quasi tutto estero quello delle VLT), e di mettersi attorno ad un tavolo, evitando lo scontro fra sordi, per salvaguardare i giocatori ma anche gli occupati di questo settore”.
FONTE: JAMMA