Aronica (Adm): “Si può essere ostili al gioco, ma basandosi su dati certi e reali”
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“Il gioco, come altri settori, ha subito un’evoluzione nella domanda e quindi nella modalità di offerta. Dai giochi di speranza, con lunghi tempi di attesa, si è passati ai giochi moderni. Lo Stato italiano decide di adottare non un atteggiamento proibizionista, ma un approccio più complesso: esiste una domanda latente e quindi cerca di capire se possa costruire un’offerta pubblica, che tolga spazio alla criminalità”. E’ quanto dichiarato da Alessandro Aronica, vicedirettore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, durante la seconda giornata organizzata dall’Osservatorio Internazionale sul Gioco all’Università di Salerno.
“In questi ultimi 10 anni il settore legale è cresciuto significativamente. La spesa delle famiglie è aumentata perchè c’è stata nel settore legale una migrazione dall’illegalità. Poi la spesa si è stabilizzata, tra il 2009 e il 2016. Essendo giochi a payout molto più alti questi sviluppano volumi di gioco più alti. In realtà la spesa delle famiglie, quindi, negli ultimi anni è rimasta invariata.
L’ondata di ostilità al gioco – ha proseguito Aronica – è motivata dal fatto che contrariamente a quello che avveniva in passato, quando il dibattito era di impronta morale, oggi la polemica è solo occasionalmente di carattere etico, l’accusa viene mossa al gioco legale e non a quello illegale. E’ come se si dicesse che lo Stato è responsabile delle conseguenze, secondo alcuni, del gioco legale, mentre quello illegale ‘non ci dovrebbe’ interessare.
Il mio messaggio è questo: si può essere tranquillamente ostili al gioco, per ragioni etiche, politiche, ci sono tante buone ragioni. L’importante è che queste ragioni si basino su dati certi e veri. L’Italia non punta sul gioco come fattore di sviluppo. Non vale citare i dati dell raccolta come dato tecnico facendo prendere fischi per fiaschi. Sul gioco problematico è giusto fare riferimento a dati attendibili, aspettiamo per questo i risultati dello studio dell’Istituto Superiore di Sanità, che si tiene su un campione di 18 milioni di italiani” ha concluso il vicedirettore Adm.