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Maggi (Sisal): “Ok a riduzione slot e punti vendita, ma no a distanziometro per sale tipo A. Su orari serve gestione oculata, regolamentare anche pubblicità su web”

 

“Il moltiplicarsi di regolamentazioni locali disallineate ci mettono in condizione di operare in uno scenario dove spesso diventa insostenibile riuscire a lavorare in modo corretto. Credo che il dibattito sul gioco dovrebbe partire da un dato di fatto. Vanno bene la riduzione della domanda e dell’offerta, ma il gioco è uno dei comportamenti umani storici, c’è sempre stato, non credo quindi che attraverso divieti o norme che portino concettualmente verso una logica di proibizionismo si riesca a controllare quello che è un problema esistente, ma che va affrontato in termini diversi”.

 

E’ quanto dichiarato da Giovanni Emilio Maggi, Direttore Relazioni Istituzionali di Sisal, in occasione dell’incontro a Milano dal titolo “Regolamentare il gioco – Ridurre la domanda e l’offerta, salvaguardare le persone”.

“Preferire il divieto alla regolamentazione è il contrario di quello che dovrebbe essere l’interesse comune della società. Le norme statali sono state messe in discussione da tutte le norme regionali e dai regolamenti comunali, tutti diverse tra loro, questo rende complicato lavorare. Non è un caso che in alcune regioni sia anche ricomparso il gioco illegale, con apparecchi non controllati e che non versano nessun contributo allo Stato” ha aggiunto Maggi.

“Ci sono stati sicuramente degli errori, l’eccesso di offerta ha fatto male a tutti, al settore ed in particolare ai soggetti più deboli. In Italia sul gap ci sono poche ricerche, ad oggi l’unico dato affidabile è quello del Cnr di Pisa che parla di una percentuale di giocatori patologici dell’1,5 per cento sul totale dei giocatori. Come aziende abbiamo affrontato più volte il problema, appoggiamo quello che il Governo sta cercando di fare da mesi. Sono quattro i punti rilevanti che ci auguriamo vengano definiti: la riduzione accelerata del numero delle slot sul territorio, ben venga almeno il 30%, anche in un anno solo, siamo disponibili e pronti ad affrontare questa procedura; la riduzione dei punti vendita, oggi sono circa 100mila, siamo d’accordo sul fatto che il numero sia cresciuto in modo esponenziale. La grande novità è la differenziazione tra punti di tipo A e B, differenziazione faticosa per chi dovrà metterla in atto. Il testo della conferenza unificata va in questa direzione, io credo che seguendo questa strada si potrà ridurre di almeno il 50% il numero totale di punti vendita sul territorio, non è quindi un passaggio che il settore affronta senza problemi. Se non andiamo a trovare una soluzione che ci consenta di programmare a lungo termine in futuro ci potranno essere seri problemi di sostenibilità per le aziende; la nostra raccomandazione è che il tema delle distanze sia eliminato per i punti vendita di tipo A; la questione degli orari è forse quella più delicata, perché su questi ci possono essere molti punti di vista ma uno solo può funzionare. Sotto un certo numero di ore non si riesce a gestire economicamente un punto vendita, le proposte avanzate in conferenza unificata sono faticose ma hanno un senso e possono essere gestite. Infine il tema dell’online è delicato, non è trattato in questa fase, la proposta che faccio è quella di regolamentare anche pubblicità sul web. Credo che sia necessario, perchè dal web passano molti minori ed è un ambiente molto più complesso da gestire. Spero che questo convegno serva a far ripartire una riforma del settore che è indispensabile e dall’altro lato mi auguro che una nuova regolamentazione porti un po’ di maturità a tutti i protagonisti del settore, serve maggiore considerazione etica”.