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Giochi, Baretta (MEF): “Riduzione dell’offerta necessita di forte collaborazione tra Stato centrale ed Enti locali, no a linea proibizionista come in Piemonte”

“Individuare misure di contrasto che salvaguardino il legame sociale e la salute pubblica. Sono queste le priorità che il Governo ha posto al centro della sua azione di riordino del settore del gioco pubblico, individuando nella riduzione dell’offerta la leva su cui agire per riportare il gioco a un alveo di normalità nella vita quotidiana delle persone”.

E’ quanto ha dichiarato il Sottosegretario Pier Paolo Baretta in una nota inviata in occasione della presentazione del libro ‘Il disturbo da gioco d’azzardo, un problema di salute pubblica’ curato da Mauro Croce e Paolo Jarre, che cerca di definire e contestualizzare, secondo Baretta, “un fenomeno complesso come quello del gioco d’azzardo patologico”.
“Si tratta di un’inversione di tendenza rispetto al passato quando, nel pur giusto tentativo di arginare il gioco illegale, lo Stato ha esagerato. E mi preme ricordarlo soprattutto in questi giorni in cui l’entrata in vigore della legge regionale del Piemonte sembra rimettere in discussione i termini dell’accordo firmato lo scorso 7 settembre in Conferenza unificata tra Governo, Regioni ed enti locali, che presto verrà tradotto in un decreto attuativo del Ministero dell’Economia. Restiamo convinti – ha sottolineato Baretta – che una linea proibizionista non fa sparire del tutto il gioco, al massimo lo nasconde. Non è questo lo scopo del lavoro che è stato chiesto nel 2014 dal Parlamento al Governo, con la delega fiscale, prima, e la legge di bilancio, dopo. Combattere la ludopatia, contrastare il gioco illegale, limitare e controllare quello legale, qualificarlo e regolamentarlo, è il mandato che abbiamo avuto. Il primo passo di questa nuova strategia di riduzione e regolamentazione del gioco è la decisione del Governo, inserita nella manovra correttiva di aprile, di tagliare del 35% le slot machine, che passeranno da oltre 400mila a 265mila, entro aprile 2018. È stato questo il presupposto che ha portato, dopo un lungo e proficuo percorso di dialogo e confronto con Regioni ed enti locali, all’intesa per il riordino del gioco pubblico. Dimezzamento, in tre anni, dei punti gioco, dagli attuali 98mila a circa 50mila; introduzione della tessera sanitaria per giocare e accesso selettivo ai punti di gioco per la tutela dei minori; riduzione da 500 a 100 euro nel taglio di banconote che possono essere immesse nelle Vlt; richiamo alle previsioni contenute nel documento redatto dall’Osservatorio per il contrasto del gioco patologico del Ministero della Salute; innalzamento dei sistemi di controllo, il costante monitoraggio dell’applicazione della riforma, anche attraverso una banca dati gratuita sull’andamento del volume di gioco e sulla sua distribuzione nel territorio, alla quale possono accedere i Comuni. Sono questi i punti centrali di un accordo che fornisce un quadro nazionale unico, che rispetta le autonomie locali, che contribuisce a ridurre l’offerta, che tutela i cittadini, facendo propria quella sensibilità sociale nata nel mondo dell’associazionismo e della società civile”. Per il Sottosegretario quanto fatto finora “sicuramente non è tutto, e non è ancora abbastanza, ma si tratta di una strategia che necessita di una forte collaborazione tra lo Stato centrale e quello locale, le associazioni e la società. A questi attori, proprio la firma dell’accordo in Conferenza unificata, attribuisce nuove responsabilità. Alla politica centrale, perché, nella battaglia contro gli effetti negativi dell’eccesso di gioco, che il governo ha fatto propria, non si limita a controllarlo o, al più spostarlo altrove, ma va al cuore del problema: ridurre in modo così significativo la possibilità di giocare, e, perciò, tagliare l’offerta di gioco pubblico. Alle Regioni e agli Enti locali, alle quali spetterà la sfida della piena responsabilità nella dislocazione territoriale equilibrata dei punti vendita, dopo il dimezzamento previsto dalla riforma. Al mercato, perché la riforma imporrà nuovi modelli economici di aggregazione e concentrazione dell’offerta. Alla società civile, alla comunità scientifica e al mondo dell’associazionismo, chiamati a proseguire nel suo lavoro di stimolo e di pungolo affinché Governo, Regioni ed enti locali possano perseguire l’obiettivo di difesa del bene comune”, ha concluso Baretta. lp/AGIMEG