IN BORSA RIAPPAIONO AZIENDE DISPOSTE A FARSI QUOTARE
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I nomi che sono circolati, da Cerved ad Anima sgr, da Fineco a Sisal, da Poste italiane a Fincantieri, Savio e Gamenet porterebbero quotazioni per 8 miliardi di euro. La finanza e i mercati finanziari mondiali hanno giocato un ruolo decisivo di acceleratore nell’economia moderna, in particolare negli ultimi 15 anni, ma soprattutto hanno rappresentato il fattore scatenante della crisi economica che dal 2007-2008 ha devastato dapprima gli Stati Uniti d’America (USA), poi si è propagata al resto del mondo, investendo pesantemente l’Europa nel 2011 e in particolare i suoi anelli deboli, dalla Grecia agli altri Stati dell’Eurozona con alti debiti pubblici (crisi dei debiti sovrani), fino a mettere in discussione secondo alcuni la stessa Moneta Unica.
Così ha preso consistenza un vero e proprio fraintendimento, per cui finanza è divenuto sinonimo di speculazione finanziaria; ma rimane il fatto che senza finanza l’economia del dopoguerra non si sarebbe risollevata così brillantemente in soli pochi decenni, dando luogo al processo poi comunemente definito di globalizzazione.
A che punto siamo oggi, in una coda di crisi che sembra non finire mai? E quali nuove abitudini sembrano innescare gli ultimi sviluppi, soprattutto nel nostro Paese, dal Medio Evo terra di cordoni ombelicali fra banche e imprese?
I Fondi Sovrani hanno investito enormemente dall’inizio del secondo millennio nei settori nevralgici dell’economia mondiale. La ricchezza di liquidità che li contraddistingue ha permesso uno sviluppo del 10% annuo dal 2001 al 2011 per più di 100 miliardi di dollari d’investimenti a partire dal 2007.
I principali attori delle Merger&Acquisition (Fusioni e Acquisizioni) globali annoverano fra i principali nominativi: Kuwait Investment Authority, China Investment Corporation, Qatar Investment Authority e Abu Dhabi Investment Authority.
Secondo i dati del Bureau van Dijk, essi si muovono su mercati che fra il 2008 e lo scorso anno hanno oscillato su valori di 4000 miliardi di dollari e hanno visto contrarre la massa di operazioni da oltre 80 mila a meno di 60 mila annue. In Europa Occidentale il mercato ha registrato livelli fra i 1200 e i 1400 miliardi di dollari per quantità di scambi operativi intorno ai 12-13 mila l’anno.
I protagonisti incontrastati rimangono gli Usa, che da soli producono scambi per valori fra i 1100 e i 1130 miliardi di dollari fra il 2011 e il 2013, mentre molto staccata la potenza emergente cinese anche in questo campo scavalca con 229 miliardi di dollari il Regno Unito bloccato a quota 177 miliardi di dollari nel 2013. Nello stesso anno la Federazione Russa occupa la quarta posizione (167 miliardi di dollari), mentre a seguire troviamo Olanda, Germania e Canada sopra i 100 miliardi di dollari, l’Italia galleggia al 12 posto (58 miliardi di dollari) dopo Giappone, Australia, Spagna e Francia.
Ma anche da noi, le piccole e medie imprese (pmi) – pur proseguendo il tradizionale rapporto con le banche – diventano gradualmente più agili e capaci di muoversi sul mercato finanziario, calandosi nella quotazione e facendo lievitare il Mercato Alternativo del Capitale (Aim, Alternative investment market/Mac, ossia la parte di Piazza Affari per così dire propedeutica alla quotazione in Borsa con vigilanza della Consob (Commissione nazionale per le società e la borsa), rilanciata per le pmi dal marzo 2012.
Così i numeri per quanto ancora ridotti aumentano, definendo un quadro dove i settori più rappresentati risultano interessanti, con Green e Finanza al 24%, Media al 17%, Servizi al 12% e Ict al 10%. Innanzitutto, vi sono 15 matricole, le cosiddette nuove Ipo, ossia Initial public offering (Offerta pubblica iniziale) che decidono di collocare le proprie azioni sui mercati regolamentati, per aumenti di capitale con nuovi investitori nel 2013 e 5 i collocamenti all’inizio di quest’anno Così le società quotate Aim Italia raggiungono quota 41, con livelli generali di fatturato oltre il miliardo di Euro e di capitalizzazione a 1,6 miliardi di euro.
La raccolta di mercato raggiunge i 322 milioni di euro, ripartiti in 294 milioni di euro per aumenti di capitale e 28 milioni di euro per Operazioni pubbliche di vendita (Opv). Complessivamente, Aim Italia riscuote un risultato per l’indice Ftse del +9,8% dalla sua costituzione (Luglio 2013), con valori medi di fatturato di 30 milioni di euro, di flottante del 25% e di capitalizzazione azionaria di 39 milioni di euro Il binomio investitori specializzati-piccole medie imprese (Pmi) prende dunque forma e la fiducia di sottoporsi a quotazione per supportare piani di sviluppo trova riscontro in contesti come il nuovo e promettente mercato alternativo.
La stagione favorevole è documentata da Piazza Affari anche a livello più generale: Borsa italiana dal 2014 torna a vedere un aumento delle società quotate dai settori importanti come quello del lusso a tanti altri: i nomi che sono circolati, da Cerved ad Anima sgr, da Fineco a Sisal, da Poste italiane a Fincantieri, Savio e Gamenet. Se questi sono i nomi delle prossime, è segno di un clima di rilancio delle quotazioni, con quantificazioni elaborate da Milano Finanza intorno a 8 miliardi di euro.
Certo il margine di miglioramento è ancora enorme, se confrontiamo i livelli complessivi di capitalizzazione ancora al di sotto dei 450 miliardi di Euro e del 30% del Prodotto Interno Lordo(PIL) con l’80% su PIL dei francesi e il 45% dei tedeschi, eppur più di qualcosa si sta muovendo anche a partire dalle stesse pmi, dato che delle quasi 330 imprese quotate più del 10% appartengono all’AIM.
Un altro segnale interessante riguarda il cuore della Borsa, con riferimento al segmento STAR, com’è emerso nella recente presentazione dello Studio IR Top. In questo comparto di punta, il 57% delle aziende mostra capitalizzazioni al di sotto dei 300 milioni di euro e quasi due terzi si basa su solide partecipazioni familiari mediamente intorno al 60%. Ebbene, secondo la Consob dal marzo dello scorso anno ad oggi l’interesse degl’investitori aumenta comunque lo si voglia quantificare:
- investitori qualificati crescono dal 73 all’80%
- 48 sui 60 totali sono operatori esteri (12 i rimanenti soggetti italiani)
- partecipazioni di rilievo lievitano da 87 a 96, cioè il 9% della capitalizzazione di Borsa del segmento, per ben 2,8 miliardi di Euro
- le capitalizzazioni minori (entro i 200 milioni di Euro) concentrano fino al 56% del totale delle partecipazioni
I dati parlano da soli, la piccola e media impresa quotata riscuote forte apprezzamento internazionale e di fatto costituisce la “bandiera” del Belpaese, sia nei flussi d’investimento in entrata per alcuni settori cardine, come i prodotti per la persona e per la casa, i beni e servizi, il comparto industriale (p.es. Ansaldo STS e Cembre), sia nei flussi in uscita, per auto, componentistica, banche, immobiliare e servizi finanziari, ambiti dove gl’investitori istituzionali hanno maggiormente operato.
Protagonisti delle operazioni d’investimento sono nomi di rango, quali: JP Morgan Asset Management, Ubs AG, State of New Jersey Common Pension Fund, Amber Capital UK, Camomille International Pte Ltd, Ennismore Fund Management Ltd, FIL Ltd, Henderson Global Investors Ltd, Oceanic Opportunities Master Fund L.P., Oyster Sicav, Rollo Capital Management Llc, Syntegra Capital Investors, Threadneedle Asset e Management Holdings Ltd..
Al di là di facili battute sul “supermercato” che il nostro Paese costituirebbe per questi investitori, non è invece il caso di approfondire seriamente la materia? E quanti flussi di capitali si aggiungerebbero se solo dimostrassimo come Paese di saper concludere alcune riforme importanti e mettere un freno permanente alla spesa pubblica improduttiva?
FONTE: RESEGONEONLINE.IT