Dal gioco di società del Festival a quello d'azzardo delle slot machines
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Meglio le ruffianate. E ancora di più i commenti pretenziosi su teatro e musica pur non possedendone la cultura dell'esperto. Basta un nome per eccitarsi e gridare al miracolo. Se poi un Andy Garcia di turno finisce per suonare il tamburo al Teatro Romano, deludendo le aspettative, si ha la faccia tosta di dire che è stato un gran spettacolo. Non si sa se per non contraddirsi o per compiacere la direzione artistica. Una rassegna, al di là della musica che è matematica, è sempre stata l'emblema della falsità. La recita sui palcoscenici si riverbera sulle piazze e nelle vie, con pose e atteggiamenti studiati attorni ai tavolini dei caffè. Sfoggiando un'importanza che solo gli interessati si autoriconoscono. Lo spettacolo diventa becero gioco di società. Diverso da quello al quale sono state dedicate quattro giornate di intenso lavoro. Comunque, l'argomento Festival esercita indubbiamente una maggiore attrattiva che non manifestazioni come "Vite in gioco", che meriterebbero spazi più ampi di quelli loro riservati. Spoleto, infatti, non è immune dagli effetti devastanti del gioco d'azzardo. Le innocue slot machines, sistemate all'interno di diversi bar, sono in realtà infernali congegni che svuotano le tasche dei giocatori. Il cui accanimento finisce per minarne la stabilità psichica. La ludopatia (malattia del gioco), infatti, genera dipendenza. Come la droga. La categoria che ne è più affetta sembra essere quella degli anziani. La brama di vincere, di fare soldi, finisce per impoverirli. Non solo. Spesso e volentieri, colti dal furore di rifarsi dalla perdita, accettano le offerte di prestiti a tassi esorbitanti. Col pericolo incombente, nel caso in cui il debito non venga saldato, di rimetterci persino la casa. E' a questo fenomeno di malessere sociale che sono stati dedicati quattro giorni di incontri. Organizzati e promossi dalle associazioni Libera ed Erica, dal Centro diocesano e dal Cantiere Oberdan.
Oltre a due incontri in altrettanti bar del centro, che hanno vietato nei loro locali l'ingresso alle slot machines, si è tenuta una conferenza sul calcolo delle probabilità di vincere. In cattedra, un matematico ed un fisico. La platea al Chiostro di San Nicolò era rappresentata da giovani studenti degli istituti superiori.Che hanno seguito con attenzione le spiegazioni a base di logaritmi e assi cartesiani.
La conoscenza scientifica è certamente un antidoto alla convinzione che la fortuna possa abbracciarci. Si dice che chi la cerca non la trova. Anzi sfugge a chi la rincorre. La lezione, ovviamente, è stata di tutt'altra pasta. La matematica non mente mai.
Sono stati quattro giorni intensi di informazione sul gioco d'azzardo. E ciò al fine di prevenire futuri approcci alle infernali macchinette che sono in incubo per molte famiglie. Anche spoletine. Non è certamente casuale il fatto che siano sorti centri di disintossicazione dal gioco.
Non è un buon segno l'indifferenza verso impegni sociali come quello sul gioco d'azzardo. In fin dei conti si tratta di un fenomeno di contagio che non esenta la realtà spoletina. E indicarne i rischi, con tanto di prove matematiche, meriterebbe maggiore attenzione. Ma che ce frega! A ognuno la croce che si merita. L'egoismo prevale. Meglio dare spazio alla finzione del palcoscenico e alla grande musica di cui in tanti si scoprono di essere esperti. Con conseguente azzardo di aggettivi qualificativi che, manco a dirlo, sono un osanna agli spettacoli in cartellone per la prossima edizione del Festival. Questo azzardo rispetto al primo, che è cosa seria, costituisce il ridicolo diventato parola. E' il gusto dei tempi!
FONTE: Spoleto Online